Tu faresti un’alleanza con chi vorrebbe farti lavorare 68 ore settimanali? Farti bere e lavare a caro prezzo? Stampa

In merito ai risultati delle elezioni europee e amministrative provo a fare, sinteticamente, alcune considerazioni di merito. Il voto è un momento importante di una democrazia parlamentare. Il voto è una delega, quindi la si dà a chi pensi meglio possa rappresentare le tue idee e i bisogni materiali dell'oggi e del domani. Quando voto faccio una scelta conseguente e quindi non mi chiedo se il mio voto è sprecato: il mio voto è utile perché ho espresso ciò che voglio io, e non altri.

A cosa serve delegare qualcuno in parlamento se quel partito o alleanza di partiti o quella persona poi propone, vota leggi che penalizzano, quando non le annullano proprio, le mie condizioni di vita e i miei diritti di uomo libero? Devo votarlo solo perché nel teatro mediatico della campagna elettorale ha dedicato fugaci attenzioni alle mie condizioni sociali?

 

 

Siccome ho il vizio di pensare, e di verificare le intenzioni propagandate, scopro le falsità e le ipocrisie celate sotto gli slogan. E allora, perché dovrei votare una compagnia di teatranti guidati da quel Di Pietro che in Italia sbraita contro la destra al governo e poi al Parlamento Europeo vota quasi sempre come Berlusconi e Bossi, ad esempio l’aumento dell’orario settimanale di lavoro fino a 68 ore? Una barbarie che solo l'opposizione dura di Rifondazione Comunista e Sinistra Europea al Parlamento Europeo, insieme alla mobiltazione dei sindacati europei ha bloccato.


E allora, perché dovrei allearmi, e votarli, per un consorzio come Sinistra e Libertà dove alberga quel partito socialista che sostiene la privatizzazione dei servizi pubblici a cominciare dall'acqua ed è un ultras delle leggi sulla precarietà del lavoro? Tanto varrebbe votare Pd piuttosto che una sua isterica succursale di estrema periferia, nostalgica della malapolitica craxiana.


Se il mio voto deve servire solo a riempire poltrone dirimpettaie della controparte di destra, allora mi si chiede di votare a prescindere dalla ragione, dai fatti e di adeguarmi ad un ruolo di suddito e di supporter di personalità contraffatte dalla pubblicità mediatica piuttosto che dal silicone. No grazie, mi sentirei un verme nei confronti dei miei figli condannati senza diritti di vita decente e obbligati per sopravvivere all’arrangiarsi sottostando a tutti i ricatti possibili per lavoricchiare, senza potersi formare stabilmente una famiglia, una stiracchiata famiglia assetata dalla privatizzazione dell’acqua.


Si critica tanto la casta politica del centrosinistra (anche) ma nella scadenza elettorale questa critica viene subordinata al “vogliamoci tutti bene” per un malinteso rispetto di quei 2.163.022 elettori, viene sottomessa all’ansia di battere Berlusconi a tutti i costi, anche al costo di avere un governo “amico” che fa le stesse cose di Berlusconi e Bossi, però le fa con signorilità e con il consenso pacioso dei propri elettori e della Cgil.


Il Governo Prodi rappresenta la semplificazione di questo mio ragionamento. Questo non è rispetto e considerazione per l’intelligenza di quei due milioni di elettori di sinistra ma induzione all’ipocrisia di massa, non è politica pulita e di sinistra (progressista, per rispetto della parte moderata) ma mutuare pensieri altrui, anche di quei tanti dirigenti della sinistra che non sanno rinunciare alla poltrona dopo una sconfitta epocale e si barcamenano in contorti ragionamenti intellettualoidi e faziose lezioni alle masse che non hanno capito.


Quindi, la domanda che dopo queste elezioni nasce spontanea in due milioni di elettori di sinistra è: con un'unica lista di sinistra (Rifondazione-Pdci-Sinistra e Libertà) avremmo superato l’iniquo sbarramento del 4%?


Molti, col senno del poi dicono di si dimenticando il voto dell’aprile 2008 con la tragedia della lista macedonia “Arcobaleno”; domanda: possibile che un anno non sia bastato per riflettere sul fatto che mettersi insieme solo per superare l’asticella e dare qualche poltrona ad uno di sinistra non attrae chi sceglie consapevolmente e non per induzione o coercizione?


E l’altra domanda che faccio a chi crede di avere la verità elettorale in tasca è relativa a che tipo di sinistra vogliamo, tralasciando le menate pro e contro l’identitarismo, è una domanda affettuosa verso tanta gente di sinistra che non riesce a non vomitare di fronte alla brutalità di questo governo: vogliamo una sinistra che parli al cervello delle persone o che si accosti alla loro pancia strapiena di cibo di quel cibo discarica che produce egoismo verso chi sta peggio, droghe da teledipendenza, paure ancestrali verso il diverso?


Io credo che la sinistra sia oggi extraparlamentare non solo per vari sbagli dei propri dirigenti e per lo sbaglio che compie chi è di sinistra e si astiene ma anche perché la cultura della giustizia sociale, dei diritti individuali e collettivi, della politica e partecipativa, è oggi minoritaria. Per capire il perchè dovremmo fare un ragionamento su questi ultimi trent'anni, però non è questa la sede.


Da questa assunzione di responsabilità collettiva che dobbiamo partire per non fare tafazzare sedute psicanalitiche e/o per non individuare sempre negli altri tutte le colpe, il tutto accompagnato da una mistica autoassoluzione.


Quale strada percorrere per risollevare la testa di donne e uomini liberi? Ribellione sociale e organizzazioni di comunità politiche, partitiche e non, che progettano politiche di governo dal basso.


L’opposizione sociale riesce anche governare se è collettiva e di massa, per costruire istituzioni democratiche e popolari. Utopia? No, basta connettersi con le nuove realtà dell’America latina, dove masse sterminate ridotte alla miseria piu’ nera dall' oppressione economica e militare degli USA e sfruttate fino alla morte dalle multinazionali e dalle dittature oligarchiche, si sono ribellate e stanno cambiando le loro condizioni di vita con i governi che hanno scelto con un voto consapevole.



franco cilenti