“....alterazioni di uno o più di questi geni potrebbero essere dovute a fattori ambientali come inquinanti o estrogeni...” Individuata nel feto l'origine dell'endometriosi. Sono state trovate, infatti, cellule di endometrio al di fuori dell'utero di feti femminili già alla 16esima settimana di vita intrauterina, in una percentuale compatibile a quella riscontrata nella popolazione femminile adulta (10-15%). La scoperta, tutta italiana, è stata fatta da Pietro Giulio Signorile, Presidente della Fondazione Italiana Endometriosi Onlus in collaborazione con i ricercatori dell'Università Federico II e della II Università ambedue di Napoli, dell'Università di Trieste e del Cnr di Napoli.
L'endometriosi è una malattia che, in Italia, colpisce tre milioni di donne, 14 milioni in Europa e 150 milioni in tutto il mondo, soprattutto donne giovani tra i 12 e i 45 anni, e che ha costi sociali ed economici rilevanti per i sintomi a cui la patologia si accompagna: rapporti sessuali dolorosi, infertilità, dolore pelvico, mestruazioni dolorose e stanchezza fisica. I primi sintomi si manifestano con l'arrivo delle mestruazioni, quando nell'organismo femminile cominciano ad attivarsi i fattori di crescita, tra cui gli estrogeni. Dello studio si è parlato nel corso di un convegno, "High Tech in Endometriosi ed Infertilità" promosso dalla Fondazione e patrocinato, tra gli altri, dal Presidente della Repubblica. "Sulla endometriosi - spiega ad Apcom Signorile a margine del convegno - sono state postulate molte teorie andate avanti per centinaia di anni, da quando la malattia è stata scoperta per la prima volta nel 1690. Noi ci siamo focalizzati su una di queste teorie, quella embrio-genetica per dimostrarne la veridicità: abbiamo esaminato all'Università di Napoli 36 feti femminili (forniti dall'Università di Trieste) e nell'11% di essi abbiamo trovato cellule di endometrio ectopico, cioè al di fuori della sede naturale che è l'utero. La presenza di tessuto endometriale fuori dall'utero, dà una validazione della teoria embrio-genetica". "Dopo 319 - continua Signorile - abbiamo, per la prima volta nel mondo, dimostrato scientificamente l'origine della malattia che passa da cronica a congenita e cioè presente nel soggetto femminile sin dall'età fetale, una condizione che deriva da un minimo disturbo dell'organogenesi dell'apparato genitale del feto e che fa sì, che queste cellule, invece, di stare nella loro sede naturale, si trovino fuori di essa". Studi su modello animale, ha detto poi Signorile, addebitano la malattia ad una famiglia di geni che presiedono ad un normale sviluppo dell'apparato genitale. "Molto probabilmente - sottolinea - alterazioni di uno o più di questi geni potrebbero essere dovute a fattori ambientali che alterano la loro espressione, come inquinanti o estrogeni, abbiamo riscontrato che esponendo topi a sostanze come bisfenoli provocano malformazioni dell'apparato genitale e forme di endometriosi nei loro discendenti. Per ora, secondo indagini da noi effettuate, non possiamo parlare di cause familiari, ma su questo siamo ancora nel campo delle ipotesi, ci vorranno verifiche per confermare l'origine genica della malattia. Attualmente siamo impegnati a ricercare il meccanismo che determina il difetto nel feto ". Per il futuro gli sforzi sono tutti orientati per verificare i meccanismi che sono alla base di questo disturbo e, una volta individuati, allora si apriranno tutte le prospettive nella prevenzione, diagnosi e terapia per l'endometriosi. (Apcom) |