Rapporto operatori e malati: un lodevole esempio da Brindisi Breve resoconto della 1a edizione dell'iniziativa "A lezione dai malati esigenti" sono andati diligentemente gli operatori sanitari che hanno risposto all'appello dell'UO di Radioterapia della ASL di Brindisi, della Facoltà di Scienze Sociali, Politiche e del Territorio, del Dipartimento di Scienze Sociali e della Comunicazione dell'Università del Salento e dell'associazione "Progetti per la Radioterapia di Brindisi" sabato scorso 5 aprile.
A lezione da quattro ammalati consapevoli che hanno presentato alla Medicina, con dovizia di tempo e di argomenti, i loro rilievi sul suo modo di essere e di operare. Per la direzione generale della ASL ha portato i saluti il direttore amministrativo dott. Alfredo Rampino. Il Preside della Facoltà di Scienze Sociali dell'Università del Salento con sede a Brindisi, il prof Marcello Strazzeri, non si è limitato ad un saluto di circostanza ma richiamando la riflessione di Michel Foucault (Nascita della clinica, 1965) ha ricordato la distinzione tra la "malattia in terza persona", come descritta dalla medicina ufficiale attraverso processi di astrazione e "cosificazione" del corpo, e la "malattia in prima persona" come concepita dal malato e dal suo sistema di credenze. E' stato quindi proiettato un'intervista al sociologo Gianni Grassi dal suo letto dell'Hospice Anthea di Roma che ha sviluppato una riflessione sulla competenza del malato sulla sua malattia come essenziale al processo di diagnosi e cura (www.giannigrassi.it) Quindi i "docenti" del corso sono stati introdotti di volta in volta da Maurizio Portaluri, primario della UO di Radioterapia. Antonio Greco, docente di istruzione superiore, ha sottolineato la grave tendenza della medicina ad occuparsi sempre più dei sani espandendo la sua competenza a settori che sino a ieri erano appannaggio dell'individuo e della famiglia. La nascita e la morte sono state sottratte alla casa per essere portati in ospedale, la gente sana è invitata ad sottoporsi ad esami non sempre utili e sicuramente generatori di ansia e preoccupazione. Greco ha anche denunciato gli ostacoli culturali che la medicina frappone all'esercizio libero del diritto del malato ad una "seconda opinione" sulla diagnosi ricevuta e sulle cure proposte. Piero Fumarola, docente universitario di sociologia, ha richiamato la riflessione di Ivan Illic ("Nemesi medica" 1974) su come l'organizzazione spinta di comuni attività umane (il soccorso al prossimo, la mobilità, l'istruzione) possa provocare, cioè "controprodurre", il contrario di ciò che si propone: malattia, lentezza ed ignoranza. Egli ha inoltre richiamato l'attenzione sul rischio che l'espansione medica cerchi di attribuire a tutti una diagnosi di malattia soprattutto in campo psichiatrico. Negli USA è in crescita la "farmaceutica preventiva" promossa dall'industri biomedica che, forte del suo strapotere economico e finanziario e dello stato di generalizzata percezione di rischio di ammalarsi indotta nella popolazione, ha cominciato a vendere salute anche a chi non ne avrebbe bisogno: i sani. Franco Schettini, l'unico malato docente ad essere anche medico per aver diretto a lungo la clinica pediatrica dell'Università di Bari, si è soffermato sulla limitatezza delle risorse per assicurare una assistenza a tutti e sulla utilità dell'assistenza integrativa che affianchi al pubblico un privato di qualità e ben integrato. Ha anche sottolineato la necessità di orientare l'organizzazione dei servizi ai bisogni delle persone ammalate e questo attraverso la scelta di guide professionali qualificate che gli attuali sistemi di selezione, basati sulla discrezionalità dei direttori generali e sulle suggestioni politiche esercitate su di loro, difficilmente permettono di individuare. Schettini ha anche criticato la iperspecializzazione e la frammentazione delle discipline nonchè la scomparsa dal bagaglio culturale dei giovani medici della semeiotica tradizionale, cioè della capacità di riconoscere nel malato segni e sintomi senza l'ausilio delle tecnologie. Giacomo Cardaci giovane scrittore milanese di origini salentine (il nonno era di Arnesano), reso famoso dal successo del suo libro di racconti "Alligatori al Parini" (Mondadori 2007), ha esposto la propria esperienza di malato attraverso un brano narrativo in cui ha sottolineato due limiti della medicina moderna: l' incapacità di riconoscere i propri errori e la visione frammentata della persona che ne indebolisce la capacità di sintesi e a volte impedisce di giungere in tempo ad una diagnosi. Come nel suo caso: ciascuno dei sintomi che lui portava all'attenzione dei medici non veniva da loro preso in considerazione fintanto che il quadro clinico non si era palesato in tutta la sua gravità ed evidenza. Il dibattito ha chiesto di dare seguito a questa iniziativa attraverso un collegamento organico tra la Facoltà di Scienze sociali, la ASL e il Polo universitario per le professioni sanitarie. Ma anche di dare voce e forza, attraverso una sorta di sindacato degli ammalati, a quei malati che non hanno la capacità di prendere coscienza della loro situazione di subordinazione. Si è lamentata la scomparsa nella scala dei valori degli studenti di medicina della pratica medica come professione di aiuto. E' stata poi denunciato come una sorta di connivenza tra il medico ed il malato il tacere reciproco sulla morte e sui limiti delle possibilità anche della moderna medicina. Gli organizzatori si sono proposti di pubblicare gli atti dell'incontro. Brindisi, 6 aprile 2008 |